Durante una gita sociale con gli Amici dei Musei di Vercelli ODV, di cui sono consigliere e segretario, ho avuto l’occasione di visitare la Chiesa di Sant’Alessandro situata nel Cimitero di Briona in provincia di Novara. E’ quindi una chiesa che difficilmente ci si può capitare per caso, così come difficilmente si potrebbe pensare a una visita a Briona, la sua locazione all’interno del cimitero – inglobata in questa area in seguito all’ampliamento del cimitero stesso – ne limita la visibilità a chi non è a conoscenza dell’esistenza di questa interessante costruzione del XI-XII secolo.
Chiesa parrocchiale dedicata a Sant’Alessandro, patrono del paese, e posta sulla antica strada che conduceva a Carpignano, ha una facciata tripartita a doppi spioventi, preceduta da un piccolo portico aggiunto in seguito. Purtroppo il portico e ulteriori interventi sulla facciata hanno deturpato alquanto i pregevoli affreschi, oramai a livello di frammenti, della fine del Duecento: una crocifissione con San Giovanni dolente e un San Cristoforo.
San Cristoforo è un santo che solitamente viene raffigurato all’esterno della chiesa, protettore dei pellegrini e per questo motivo si racconta che se un pellegrino avesse scorto in lontananza la sua figura – dipinto in grandi dimensioni appositamente per renderlo ben visibile anche a distanza – quel giorno poteva essere sicuro di non incontrare la morte, in quanto prossimo a raggiungere un rifugio sicuro.
L’ingresso della chiesa è ad arco con una centina a tutto sesto di mattoni di fornace, messi estremamente di costa a raggiera e circondati da una sottile armilla in cotto; al di sopra del tetto del portico si aprono una bifora a spalle strette con una colonnina mediana in pietra terminante da pulvino in cotto; al centro del frontone è posta una finestra a croce che troviamo riproposta anche nel frontone posteriore; il timpano è decorato da una serie di archetti rampanti incrociati.
Il muro perimetrale con basamento in grossi ciottoli di fiume è composto da ciotole disposti a spina di pesce interrotte sporadicamente da corsi orizzontali di mattoni; le finestre sono a doppia strombatura, strette ed alte, a feritoia.
L’abside meridionale conserva le linee originali, estremamente piatta, e decorata lungo lo spiovente da un corso di mattoni su mensoline in cotto; nel muro a ovest sono presenti resti di archetti pensili senza lesene intermedie; nel muro orientale vi è una cornice orizzontale di laterizi sagomati e ornati a losanghe in rilievo.
La struttura interna è a tre navate terminanti con absidi semicircolari, le laterali con volte a crociera mentre quella centrale è coperta da un tetto a capriate sebbene fosse stata progettata anch’essa per volte a crociera come si può intuire dalle lesene addossate alle pareti che sono interrotte.
Sulle pareti interne e nelle absidi, troviamo, una madonna allattante del 300 e numerosi affreschi della seconda metà del Quattrocento, alcuni attribuiti a Giovanni e Luca De Campo e a Daniele De Bosis (1482).
Interessanti le scritte d’epoca sul saio di San Nicola da Tolentino nell’affresco presente nella controfacciata interna così come alcune sinopie, i disegni preliminari degli affreschi.
Nel ‘500 la chiesa era provvista di quattro altari di cui uno, lungo il fianco, venne rimosso nella seconda metà del Cinquecento; verso il 1670 crollò il campanile di forma quadrata; la chiesa comunque si è mantenuta priva di aggiunte strutturali di rilievo, e durante i lavori di consolidamento nella parete sud sono affiorate tombe risalenti al periodo paleocristiano quinto secolo.
Marco Mattiuzzi
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