
Il 28 gennaio viene ricordato il frate domenicano San Tommaso d’Aquino (1225-1274), teologo, filosofo e accademico, ai suoi tempi definito “Doctor Angelicus”.
Essendo considerato uno dei pilastri della Chiesa Cattolica, non poteva non essere rappresentato in innumerevoli dipinti, vediamone alcuni in modo da comprendere i suoi attributi, cioè le caratteristiche che ne permettono la riconoscibilità.

di Diego Velázquez
Il primo è del Guercino (1591-1666) con “San Tommaso d’Aquino scrive assistito dagli angeli” (1662, Basilica di S. Domenico, Bologna), segue un “San Tommaso d’Aquino” (1632, Cattedrale di Orihuela, Spagna) di Diego Velázquez (1599-1660), quindi un ritratto del Santo (1476, National Gallery, Londra) di Carlo Crivelli (1430-1495), e per ultimo “Apoteosi di san Tommaso d’Aquino” (1631, Museo de Bellas Artes, Siviglia) di Francisco de Zurbarán (1598-1664).
Il Santo per essere riconoscibile deve essere sempre vestito con il saio da domenicano, costituito da una tonaca bianca con cappa e cappuccio appuntito nero. In seguito, all’abito venne aggiunto anche uno scapolare bianco.

di Carlo Crivelli
Un altro attributo sovente presente è il sole raggiante, a volte sostituito da una stella, situato sul petto del Santo. A volte viene rappresentato nell’atto di esibire una chiesa (o altro simbolo religioso quale potrebbe essere il crocefisso) e un libro, come nel dipinto di Carlo Crivelli: in questo caso viene illustrato l’intento di Tommaso di conciliare la filosofia aristotelica con la teologia agostiniana, in quanto con la sua opera cercò un punto di raccordo fra la cristianità e la filosofia classica.

di Francisco de Zurbarán
Lo si può trovare, ad onore delle sue opere teologiche, anche in scene dove gli rendono omaggio santi, dottori della chiesa e filosofi pagani (pala d’altare di F. Traini per la chiesa domenicana di S. Caterina a Pisa, 1345; affresco di Andrea da Firenze nella cappella degli Spagnoli in S. Maria Novella a Firenze, 1370; affresco di Filippino Lippi nella cappella Carafa in S. Maria sopra Minerva a Roma, 1489; dipinto di Zurbarán per il collegio di S. Tommaso a Siviglia, ora al Museo, 1631).
Marco Mattiuzzi – 28/01/2019