
di Francesco Guarino

di Girolamo Campagna
Il 21 gennaio la Chiesa ricorda Sant’Agnese, martire ragazzina sgozzata come un agnello durante una persecuzione.
I suoi attributi, cioè le caratteristiche che sono necessarie includere quando la si raffigura in modo che sia riconoscibile, sono – come consuetudine – legate al martirio: agnello, palma (simbolo del martirio in generale), capelli lunghi (utilizzati a volte a coprire le nudità se viene rappresentata durante la sua esposizione in un postribolo), fiamme del rogo o i resti della combustione (hanno tentato invano di bruciarla), carnefice di Agnese (a il cui figlio, Agnese si era negata come sposa), e infine la spada, con la quale viene sgozzata o, in alcuni casi, decapitata.
Il più delle volte la Santa è ritratta con solo alcuni dei suoi attributi, immancabile l’agnello, forse la sua caratteristica più evidente.


Quattro le opere presentate per illustrarla, ovviamente molto sinteticamente:
1) Santa Agnese (1650) di Francesco Guarino (1611-1651/54)
2) Statua di Sant’Agnese (1593) di Girolamo Campagna (1552-1625), Basilica dei Frari, Venezia
3) Sant’Agnese (1620) di Domenico Zampieri detto il Domenichino (1581-1641) , Royal Collection at Windsor Castle
4) Sant’Agnese (1641) di José de Ribera dello lo Spagnoletto (1591-1652), Staatlische Gemäldegalerie Alte Meister, Dresda
Marco Mattiuzzi – 21/01/2019